Diversi
studi, commissionati sia da riviste di natura scientifica che di
vario consumo, sottopongono periodicamente a giudizio e sondaggi
l’argomento circa l’efficacia della psicoterapia: solitamente la
maggior parte degli intervistati si dice soddisfatta delle cure
ricevute, ritenendo che esse abbiano migliorato la loro qualità di
vita. Si può affermare quindi che esiste una convalida empirica
dell’efficacia della psicoterapia.
Vi sono altrettante
centinaia di studi che suggeriscono che i farmaci utilizzati nella
cura dei disturbi psichici hanno per l’appunto soltanto un effetto
farmacologico specifico e che in generale la psicoterapia funziona
meglio d'ogni altro singolo approccio.
Con ciò non si vuol
dire che i farmaci siano inutili, anzi, in casi di disturbi gravi
con sintomi psicotici sono senz’altro indispensabili al fine d'un
necessario contenimento, ma ciò non significa che essi siano
sufficienti o peggio l’unico metodo di cura, soprattutto per quanto
riguarda la maggior parte di disturbi presenti ormai diffusamente
nella nostra società, quali ad esempio depressione, ansia, disturbi
alimentari, ecc... Queste manifestazioni sintomatiche sono infatti
solo la punta dell’iceberg, dei sintomi appunto, che segnalano la
presenza di problemi sottostanti, radicati spesso nel profondo e che
il farmaco può nel migliore dei casi controllare, contenere, ma che
senza una elaborazione approfondita col supporto d'una terapia non
verranno mai eliminati del tutto.
Questo per quanto
riguarda la psicoterapia in generale. Vorrei ora fare qualche
riflessione sulla terapia familiare, di cui mi occupo. Pur essendo
nata in contrapposizione con la terapia individuale allo stato
attuale la controversia pare superata; in realtà infatti è emersa in
maniera sempre più evidente l’opportunità di un suo utilizzo
complementare e/o parallelo delle due tecniche d'intervento.
La terapia familiare
risulta particolarmente utile quando esistono problemi di
comunicazione o d'interazione all’interno della famiglia,
specialmente quando questi si sviluppano in concomitanza con una
fase significativa del ciclo di vita familiare (matrimonio, nascita
di un figlio, svincolo del giovane adulto) o in occasione di eventi
particolari che necessitano di una riorganizzazione dei ruoli
familiari (separazione, lutto, malattia, pensionamento). Essa
permette di superare l’individuazione e relativa colpevolizzazione
del cosiddetto “capro espiatorio”, ossia l’imputazione della colpa
di problemi spesso complessi e articolati fra i vari membri ad un
solo soggetto.
Gli approcci alla
terapia familiare sono molti e diversi. Alcuni enfatizzano la
soluzione del problema e tendono ad essere brevi, mirati e
pragmatici, altri più esplorativi ed interpretativi. Nella pratica i
terapeuti spesso combinano varie tecniche (terapia familiare
strutturale, strategica, comportamentale, psicodinamica,
multigenerazionale) e il percorso può essere a lungo o breve
termine.
Mentre al centro della
terapia individuale c’è la singola persona nella terapia di coppia o
familiare il focus è costituito dal sistema e dalle relazioni, la
terapia dunque è sistemica e relazionale. A seconda della natura del
problema il terapeuta può orientarsi anche verso una combinazione di
trattamento individuale, di coppia o familiare.
Laura Villata,
psicologa psicoterapeuta, Torino |