Il 18 Luglio 2007 a Roma, gli
Psicologi CISL hanno avuto un incontro con i responsabili
del settore psicologico del Ministero della Salute. Durante
l'incontro si è sottolineata la necessità
di dare maggiore dignità ad una professione che
vive da tempo una situazione più che difficile.
Dopo aver effettuato studi ed analisi approfondite della situazione
si sono individuati alcuni gravi motivi che causano queste
difficoltà professionali :
- La nostra è una professione
giovane, istituita ufficialmente solo da qualche decennio, ma con un
elevatissimo fattore di crescita (si calcola che il numero
degli psicologi in Italia raddoppi ogni 5 anni). Questi
indici farebbero pensare ad un settore in piena crescita ed
evoluzione e quindi con grosse risorse e necessità di
lavoro. Tuttavia ad oggi vi è una rappresentanza del tutto
assente a livello istituzionale e molto scarsa a livello
territoriale.
- Nonostante sia riconosciuta
l’equipollenza delle scuole private di Psicoterapia
(riconosciute dal MIUR), i rarissimi concorsi dentro le ASL
privilegiano di fatto gli specialisti delle scuole
universitarie.
- Vi è un clima di confusione,
sia tra i professionisti, sia tra gli utenti, generato dalla
non chiara definizione sul piano giuridico di specifiche
competenze delle diverse figure professionali della
psicologia. A rendere critico anche a livello di rapporto
interno nella categoria e nel ruolo degli Ordini
Professionali in una situazione già poco chiara a proposito
della differenziazione tra le abilitazioni di Psicologi e
Psicoterapeuti si è aggiunto, nel contesto della riforma
Universitaria, un ulteriore fattore di complicanza nel
definire distinzioni e funzionalità dei cosiddetti Psicologi
“Junior”.
- La definizione di precisi
limiti giuridici tra l’intervento dello psicologo e quello
di altre professioni non terapeutiche che operano
nell’ambito del miglioramento e della consulenza personale (Coaching,
Counseling ed altre nuove professioni) non è per niente
chiara.
- Abbiamo raccolto le voci di
molti giovani professionisti che testimoniano una realtà
fatta di lentezze burocratiche e di disparità d’applicazione
tra un Ordine regionale e l’altro rispetto alle nuove
disposizioni legislative che liberalizzano l’attività
professionale. Chiediamo quindi che siano emanate direttive
più precise per tutti gli Ordini professionali.
- Il sistema degli appalti
pubblici nella gestione dei servizi sociali costringe
moltissimi psicologi professionisti a lavorare con
remunerazioni e tutele di molto inferiori a quelle d’un
normale impiegato. Gli Psicologi vengono assorbiti in
massima parte nella cooperazione sociale, non in qualità di
psicologi ma spesso di educatori, orientatori, formatori etc.,
senza che le loro prestazioni abbiano un riconoscimento
economico e professionale adeguato. E’ urgente definire un
“tariffario minimo di sopravvivenza” per gli psicologi
liberi professionisti, che il nostro sindacato ha intenzione
di elaborare, che sia più rispettoso della dignità umana
della persona e della professionalità che portiamo
all’interno di queste cooperative e nei servizi pubblici in
generale (proponiamo 10 euro lordi l’ora per chi è
collaboratore a tempo pieno, il che significa guadagnare al
mese circa 1800 euro lordi…da cui detrarre ancora tasse e
contributi previdenziali! Molti colleghi guadagnano meno
della metà! Oggi, con 900 euro lordi è possibile mantenere
una famiglia? Per questo la rabbia e il malcontento sono
molto elevati nella nostra categoria!).
PROPOSTE
1 - Agevolare lo sviluppo di questa
professione e la sensibilità ai temi della salute mentale
attraverso pubblicità progresso e convenzioni (idea dello
Psicologo di Base per le famiglie, incentivi per studi
associati regolamentati da prassi che ne stimolino l’interdisciplinarietà
e non solo la coesistenza).
2 - Molte persone si sentono ancora a disagio
di fronte a questo tipo di professionalità. Credono
erroneamente di averne bisogno solo nei casi più estremi e
finiscono per equiparare la figura dello psicologo alla
popolare figura dello "strizza cervelli". L’esigenza è,
quindi, prima di tutto sociale e umana: dobbiamo promuovere
una nuova cultura della psicologia che va presentata per
quello che è veramente, ovvero una disciplina utile non solo
per la cura di patologie gravi, ma anche per forme meno
acute di malessere, molto più comuni e diffuse. Basti
pensare che il 35% dei pazienti che si presentano dal medico
di famiglia in verità hanno bisogno di un sostegno
psicologico. “Ripensare la figura dello psicologo come
figura professionale di base è un modo per facilitare
l’incontro tra domanda e offerta in termini di cura
psicologica”. Sono sempre di più le persone che necessitano
di questo tipo servizio a causa dei cambiamenti sociali e
degli attuali ritmi di vita e di lavoro. Allo stesso tempo,
si agisce sul piano della prevenzione intervenendo in modo
precoce ed evitando la cronicizzazione di alcune patologie.
Se il cittadino si sente più invogliato a chiedere aiuto
allo psicologo, se l’accesso è più semplice, questo non è
che un vantaggio per tutta la collettività: una crescita in
termini di benessere socio-individuale. Un fattore che nel
medio e lungo termine può tradursi in una riduzione di spesa
per il sistema sanitario.
3 - Fermare nei bandi pubblici la rincorsa
dei premi al ribasso, creando effetti deleteri quando si
tratta di affidare appalti per la gestione di strutture
sociali e sociosanitarie.
4 - Migliorare le politiche di integrazione e
di sinergia tra istituzioni, servizi pubblici e servizi del
privato sociale, istituendo dei comitati di coordinamento
che abbiano la funzione di consolidare l’efficienza delle
collaborazioni e diminuire l’impatto burocratico ai
cittadini. |