La condizione depressiva più nota relativamente al puerperio è la
Depressione post-partum. I dati statistici indicano che il disturbo coinvolge circa il 15% delle neo-mamme, le quali spesso ne
soffrono anche nella gravidanza successiva.
I sintomi, che si manifestano entro le prime quattro settimane
successive al parto, possono includere: 1) una forte depressione
dell’umore che rende la neo mamma triste, incapace di provare
interessi e piacere, incline a piangere per un nonnulla e a provare
sensi di colpa, spesso chiaramente auto svalutante; 2) una grave e
ingiustificata ansia generica e/o specifica, ad esempio rispetto
alla salute del bambino, talvolta anche attacchi di panico; 3)
alterazioni del sonno, la donna non riesce a dormire o dorme tante
ore di seguito; 4) alterazione del comportamento alimentare, nel
senso di mangiare molto meno con seguente diminuzione del peso o
mangiare troppo e continuamente; 5) alterazioni nel comportamento,
agitato o rallentato, spesso accompagnato dalla sensazione di non
avere energia e di essere sempre affaticata; 6) alterazione della
cognizione, ossia ridotta capacità di pensare, di concentrarsi, di
ricordare, con sensazione di indecisione cronica. Possono
manifestarsi anche pensieri di morte e ideazione suicidaria,
talvolta l’idea ossessiva è quella di poter fare male al bambino.
Raramente i sintomi conducono all’infanticidio e/o al suicidio.
Le cause della depressione post partum sono molteplici e non del
tutto chiarite, in gioco ci sono: a) fattori ormonali, in
particolare di tipo sessuale e tiroideo, e fattori legati ai livelli
dei neurotrasmettitori; b) fattori fisici, per esempio la
stanchezza indotta dai ritmi imposti dal bambino; c) fattori
sociali, come la giovane età, l’inesperienza e la scarsità di aiuto
e sostegno; d) fattori psicologici, la familiarità con sintomi
depressivi ed una personalità caratterizzata dalla bassa autostima;
e) fattori cognitivi, come il nutrire aspettative irrealistiche
sull’essere madre o sul bambino.
L’evoluzione del disturbo può avvenire in modo tanto sottile da
renderne spesso difficile l’identificazione: molte volte la neo
mamma e coloro che le stanno intorno, minimizzano l’intensità dei
sintomi con la convinzione che passeranno e che siano “normali”,
come nel maternal blues; altre volte, o contemporaneamente al
caso precedente, è la donna che sentendosi fortemente in colpa per i
sentimenti depressivi che si ritrova a provare proprio quando
dovrebbe essere più “lieta” e felice, non esplicita i pensieri
negativi su di sé e sul bambino e minimizza o non rivela affatto i
propri sintomi.
Una depressione post partum non riconosciuta e/o trattata, può
protrarsi anche per più di un anno con molte e gravi ripercussioni
sulla relazione di attaccamento e più in generale sul funzionamento
psicologico e la personalità sia della madre che del bambino,
nonché del padre. Recenti studi indicano che il rischio per il
bambino di sviluppare una psicopatologia è da 2 a 5 volte
superiore alla media: tipicamente si spazia dall’attaccamento
insicuro a difficoltà di tipo cognitivo e comportamentali, ai
disturbi depressivi e psicosomatici.
Nel caso la neo mamma o qualcuno di coloro che le stanno vicino,
dovesse rilevare sintomi simili a quelli descritti per la
depressione post partum, è necessario chiedere tempestivamente
aiuto, per una diagnosi corretta e per un adeguato trattamento
farmacologico e psicologico.