La timidezza è un
termine del LINGUAGGIO COMUNE che indica il comportamento schivo e
riservato d'una persona che rifugge situazioni d'interazione che le
risultano penose.
Questo particolare
comportamento può manifestarsi attraverso il silenzio, espressioni
corporee impacciate, lo sguardo incerto o evitante e l’arrossire,
che rimandano una sensazione ansiosa all’osservatore.
Può essere ACUTA o
occasionale, e CRONICA o persistente relativamente alla frequenza
degli episodi d'evitamento, GENERALE o CIRCOSCRITTA relativamente
all’oggetto della situazione evitata.
La casistica
psicopatologica comprende un ventaglio di condizioni che va dal
lieve imbarazzo in una situazione sociale nuova, all’evitamento di
situazioni specifiche, fino al totale evitamento della vita di
relazione.
Per lo psicologo è
importante la corretta formulazione della diagnosi nella
sottolineatura delle specifiche difficoltà relazionali, la
definizione del quadro di personalità in cui si inserisce per
l’individuazione della natura dell’ansia che la caratterizza.
LA GENESI
Risulta
multideterminata da fattori intrapsichici, ereditari e sociali:
1. Il mancato
superamento delle fasi dello sviluppo intrapsichico che conducono al
riconoscimento dell’altro quale altro da sé, un sé distinto e
maturo, in grado di autoaffermazione e mediazione, come accade nel
normale processo evolutivo (dalla risposta del sorriso, nel secondo
mese di vita, al superamento della paura dell’estraneo nell’ottavo
mese, fino alla risoluzione della conflittualità edipica, prototipo della
conflittualità intrapsichica ed interpersonale).
2. La familiarità,
anche per l’importanza dei processi d'interiorizzazione ed
identificazione che avvengono nell’ambito familiare.
3. I condizionamenti
sociali agiscono attraverso la reazione sociale al comportamento
della persona timida, e per gli effetti di stigma che un giudizio di
timidezza può innescare.
PSICODINAMICA
L’ansia si
autoalimenta con l’allontanamento dalla situazione fobica che la
rinforza in uno schema circolare.
TERAPIA PSICOLOGICA
Il quadro diagnostico di riferimento farà da guida all’intervento
terapeutico più appropriato; prevedibilmente una metodologia
articolata e multimediale risulterà la più adeguata a garantire un
efficace risultato.
Bua
Teresa, psicologa, Venezia